Gua Sha

Share this post
Disseppellire! – Gua Sha n. 13
guasha.nightreview.it

Disseppellire! – Gua Sha n. 13

Il corpo dell’artista come feticcio

Sara Marzullo
,
Ivan Carozzi
, and
NightReview
Apr 7, 2022
1
Share this post
Disseppellire! – Gua Sha n. 13
guasha.nightreview.it

Nel pezzo che segue, Sara vi racconterà una storia che ha a che fare con Luis Barragán, il più celebrato architetto messicano del secolo scorso. In particolare, vi parlerà del lavoro che un’artista ha realizzato intorno a Luis Barragán. C’è di mezzo un diamante. Lascio a Sara il compito di informarvi sul conto di questo lavoro. Per quel che mi riguarda, anticipo una mia impressione. Mi sembra una grande sceneggiata. Magari mi sbaglio. Sono pieno di pregiudizi. Le case costruite da Luis Barragán, invece, al contrario della mia mente, sono calme, silenziose, giuste, oggettive, in pace. Inoltre, a differenza dell’architettura razionalista, dal quale Barragán è stato influenzato, in queste case troviamo pareti verniciate da colori nitidi e stupendi, come il pesca, il viola ciclamino, l’azzurro acquamarina. Ricordano i colori della natura osservati a primavera, quando i pigmenti di piante e fiori sono così accesi da riempire la retina fino all’orlo. Questa è la prima settimana di aprile 2022. Fanculo alla guerra.
Nina Simone, “July Tree”:

True love seed in the autumn ground

True love seed in the autumn ground

When will it be found?

True love deep in the winter white snow

True love deep in the winter white snow

How long will it take to grow?

You know true love buds in the April air [...]

– Ivan Carozzi

Voglio abbonarmi a Gua Sha


Disseppellire! (il corpo dell’artista come feticcio)

di Sara Marzullo


Lo scorso giugno ho visto uno dei film in concorso all’ArchFilmFest, il festival di film di architettura di Londra organizzato da Manuel Toledo (ciao Manuel!), The Proposal di Jill Magid. Qualcuno mi aveva detto, sai che l’archivio di Luis Barragán è stato il regalo di nozze del proprietario di Vitra per sua moglie? 

Non mi aveva detto, però, se era stata lei, Federica Zanco, a chiederlo al marito o se si trattava di un pensierino per la futura moglie. Ma forse poco importa di fronte al fatto che una coppia milionaria ha il potere di prendere l’archivio del più importante architetto messicano del ventesimo secolo e usarlo come simbolo di amore eterno e poi nasconderlo in un bunker in Svizzera, inaccessibile al mondo. Seppellito nelle viscere della terra. Una tomba.

Jill Magid seduta sul tetto della casa di Luis Barragán a Città del Messico (Aesop)

È possibile comprare l’archivio di un artista e poi renderlo inaccessibile, non c’è qualche legge che vieta una cosa del genere? Pronto UNESCO? Chiaramente, il sito della fondazione giura che le cose non stanno così:

Istituita nel 1996, la Fondazione Barragán è un'istituzione senza scopo di lucro con sede a Birsfelden, Svizzera. Il suo obiettivo principale è la conservazione, lo studio e la gestione dell'Archivio Barragán e della collezione di fotografie correlate di Armando Salas Portugal.

L’obiettivo è la conservazione, lo studio, siamo un’istituzione senza scopo di lucro – ma non si parla di condivisione, e nemmeno di promozione, ma dice Svizzera (c’entra?). Così quando si va alla sezione degli archivi si scopre che:

Molti dei documenti dell'Archivio Barragán sono estremamente fragili, il che rende necessario limitare l'accesso fisico. Il patrimonio archivistico è in fase di digitalizzazione, con l'obiettivo di creare una banca dati fruibile e preservare i materiali originali per le generazioni future... In circostanze eccezionali, può essere concesso l'accesso fisico ai documenti originali a studiosi che conducono ricerche specializzate, previa presentazione di una richiesta scritta che specifichi il loro campo di studio e gli argomenti specifici di interesse.

Quanto fragili possono essere gli schizzi, le foto, gli scritti di un architetto dello scorso secolo, morto appena 34 anni fa? Quando era diventato evidente che c’era un problema di copyright (che parola sanificata, pulita, copyright…) rispetto a Barragán, per cui sia i musei che i ricercatori avevano iniziato ad avere difficoltà, Jill Magid aveva colto l’occasione di una collaborazione con Art Basel per provare a ottenere l’accesso all’archivio in Svizzera, proprio grazie alla forza di Art Basel: “Volevo realizzare il lavoro sulla base di ciò che avrei trovato lì”, dice in un’intervista. Federica Zanco le aveva negato la richiesta. Circostanze non eccezionali, a quanto pare.

This post is for paid subscribers

Already a paid subscriber? Sign in
© 2023 Nightreview S.r.l.
Privacy ∙ Terms ∙ Collection notice
Start WritingGet the app
Substack is the home for great writing