Gua Sha

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Metaforone – Gua Sha n. 20
guasha.nightreview.it

Metaforone – Gua Sha n. 20

Non sapevo di essere emblematica

Sara Marzullo
,
veronica raimo
, and
NightReview
May 26, 2022
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Metaforone – Gua Sha n. 20
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C’è invece un’emulsione di stati d’animo, un’attitudine alla confessione secondo una linea incerta tra verità e “romanzo”, sincerità e dissimulazione, confessione e finzione, depistaggi e incanalamenti, procedure aventi forse la funzione di una seduta psicoanalitica tutta personale con flusso di coscienza incorporato, puntando al presupposto o speranza che la mera esposizione dei fatti si innalzi a metafora, a rappresentazione collettiva, a letteratura.

Oggi leggo il pezzo di Sara Marzullo per Gua Sha e poi una recensione sul mio libro che contiene la frase qui sopra. Mi fa ridere la coincidenza. Scopro di puntare al presupposto o alla speranza che la mera esposizione di fatti si innalzi a metafora, e quindi di conseguenza a rappresentazione collettiva e letteratura. Mi sembra un giusto contrappasso: ho cercato di scrivere un libro contro la metaforizzazione di una storia qualsiasi e mi ritrovo con un’accusa di tentato metaforone non riuscito. 

Cito un altro pezzetto:

Ma quello che sembrava un romanzo di formazione ripiega subito nella raccolta random man mano che emergono, di semplici memorie autobiografiche. Niente di strutturato insomma come speravo all’esordio. 

È un interessante approccio critico: si spera nella struttura, nella metafora, nella griglia narrativa, non trovando niente di tutto ciò, anziché constatare una personale delusione si arriva a dedurre l’altrui fallimento di intenti. La “raccolta random” non può essere un intento.

Mi domando se io però io utilizzi lo stesso approccio in maniera inversa. Guardo i film e ci rimango quasi sempre male perché non finiscono nel punto in cui io li avrei fatti finire, cioè in mezzo al nulla. Leggo i romanzi saltando le pagine per avere la percezione che saltino anche i nessi. Mi resta comunque la sensazione che ci sia un’altra storia simbolica che scorre in filigrana da quando la parola filigrana è cominciata ad andare di moda. Cerco di schivare la filigrana.

Ho capito questa cosa, che non basta dichiarare apertamente: “Non voglio essere emblematica”, dal momento che con buona probabilità quella dichiarazione avrà il tono sommesso del contenuto che dichiara e quindi non verrà nemmeno percepita. Oppure potrebbe andarvi ancora peggio: verrà percepita in filigrana. Non è il testo a essere emblematico, è il sottotesto. Se unisci i puntini un disegno deve comparire per forza. E se è un “ammasso random” di puntini? Non importa. 

E quindi che fare?
Niente.
Un’altra dichiarazione impossibile. “Non voglio fare niente”. 
Non so perché non veniamo mai credute.

– Veronica Raimo

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My first book!

di Sara Marzullo


Qual era la storia? Che scherzando si può dire quasi tutto?

In uno dei primi numeri di questa newsletter, ho scritto di una coppia che sembrava la messa-in-scena di una coppia, così meta-tutto che si offriva volontariamente a una riflessione sulla fenomenologia dei primi appuntamenti. Così appariscente da essere ridicola, così poco probabile da essere quasi credibile, la coppia in questione era quella formata da Julia Fox e Kanye West.

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Appuntamenti, storie e messe (in scena) - Gua Sha n. 2
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a year ago · 3 likes · Sara Marzullo, Francesco Pacifico, veronica raimo, Elisa Cuter, and NightReview

I due si sono mollati subito dopo, non senza aver lasciato dietro di sé una serie di eventi incomprensibili le cui dinamiche risultano faticose e irrilevanti. Kanye è ancora innamorato di Kim? Lei è felice col comico dal cuore buono? DeviantArt e Avril Lavigne stanno per tornare di moda? 

Se la tua vita è una serie televisiva, si adatterà naturalmente ai cliffhanger e ai finali di stagione. Kanye non era uno dei personaggi principali del reality delle Kardashian, ma la cosa veramente impressionante di questo carrozzone chiamato intrattenimento contemporaneo è il numero di personaggi secondari che riesce a produrre; non tutti sono ben scritti, alcuni sono solo funzionali allo sviluppo della trama, di altri ogni tanto abbiamo indizi che torneranno più avanti, altri lasciano il segno – qualsiasi cosa voglia dire – e hanno diritto a degli spin-off.

Non so se Julia Fox appartenga davvero all’ultima categoria, ma è certo che ce la sta mettendo tutta a sembrare interessante; rilascia interviste, lancia mode improbabili (un sacco di jeans, un sacco di eyeliner) il cui sottotitolo è pazza ma bòna, che può andare nella direzione installazione d’arte o ragazza perduta (dipende da chi scrive la storia, come ho scritto in Girls - Propp & Props).

Dal profilo Instagram di Julia Fox

Una delle ultime novità, oltre a parlare con uno strano accento di cui non si capisce bene la provenienza (Uncut Gems diventa Ancah Jams!) e farsi fare l’imitazione da tutti, è che sta scrivendo un libro:

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Variety @Variety
Julia Fox teases her book: "I don't want to give too much of it away, because I'm very superstitious so I don't like to speak of things before they're finished. It's so far a masterpiece, if I do say so myself...it was a memoir at first, but now it's just like my first book."
3:09 AM ∙ Mar 29, 2022
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“Non voglio rivelare troppo, perché sono molto superstiziosa e non mi piace parlare delle cose prima di averle concluse. Ma fino ad ora, se posso dirlo io, è un capolavoro… all’inizio era un memoir, ma adesso è tipo il mio primo libro, capisci?”

Non voglio dare troppo credito a Julia Fox, ma sento che in questa frase c’è una intuizione di critica letteraria troppo puntuale perché la lasci scivolare via. All’inizio era un memoir, ma adesso è tipo il mio primo libro. L’industria letteraria chiede che raccontiamo le nostre storie, che aderiamo al nostro passato, qualunque cosa sia per farne profitto. Tuttavia, per via dell’inflazione, perché queste storie sono ovunque – i social sono storytelling? le serie sono storytelling? l’UX è storytelling? – non è più sufficiente avere qualcosa da raccontare, per quanto incredibile e unico sia. Serve un evento che precede il racconto e il passato del passato deve contenere qualche sorta di elemento che illumini tutto quello che succede dopo; come ha detto un cliente a una mia amica art director: vogliamo l’elemento WOW!

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