Lavorare con le donne – Gua Sha n. 9
Non è come giocare a calcetto
Sabato a Milano dovevamo fare la festa di Gua Sha per Bookpride, Ivan si è messo d’accordo con un posto dietro Porta Venezia e dalle dieci è iniziato ad arrivare qualcuno. Il lancio della festa millantava delle attività culturali, anche tra noi avevamo finto di voler organizzare delle attività culturali, ma avevamo il dovere di non fare niente, a me sembrava proprio squallido fare qualcosa, intrattenere. La pubblicità è tutta una truffa. Quanti soldi fatti in quanti modi nell’editoria. L’editoria con le sue incertezze e ipocrisie tira fuori il ladro che è in te. Ma io lo stesso sono venuto con un gua sha in tasca, e l’olio da spalmare in faccia prima, e anche una bottiglietta di alcol verde e un pacco di dischetti struccanti. La newsletter si chiama Gua Sha perché io mi faccio il gua sha. È una tavoletta con cui si può drenare il sistema linfatico dalla faccia. Te la passi sulla faccia andando dal centro verso uno dei due lati, in orizzontale, un giorno farò un video ma tanto non li aprite.
Volevo fare il gua sha alle persone. Non riuscivo a decidere dove: dentro faceva caldo, fuori freddissimo. E a un certo punto, parlando con Veronica, mi sono accorto e le ho detto che non l’avrei dovuto fare perché ora sentivo che non mi andava di farlo agli uomini e ciò voleva dire che era una cosa da non fare alle donne. Una cosa che non volevo fare agli uomini non potevo farla alle donne. Era fuori luogo. Ne abbiamo discusso. A lei pareva inappropriato che non mi andasse di farlo agli uomini in blocco, invece che a uomini specifici che non mi piacevano. A me pareva inappropriato farlo alle donne in generale. Abbiamo riflettuto come piace a noi, alzando la voce. Provavo tanto imbarazzo per aver detto qualcosa di istintivo sul gua sha.
Ma poi un vecchissimo amico a cui devo la vita ha urlato che voleva farsi fare il gua sha, perché lo avevano avvisato che c’era questa possibilità. Allora ci siamo seduti a un tavolino del marciapiede uno davanti all’altro, in mezzo alla calca, io ho disinfettato il gua sha con un dischetto imbevuto d’alcol e poi ho iniziato a fargli il massaggio linfodrenante sulla faccia ammorbidita dall’olio.
Si è eccitato. Voleva baciarmi.
Cosa vuol dire questa storia? Abbiamo ancora tutto da imparare. Parlare è difficile. Provare piacere è difficile. Ammettere di non capire è difficile. Dare più soldi alle donne è difficile. Lavorare è una truffa, è rubare soldi, e andare a caccia di soldi insieme a delle donne è difficile. È tutto difficilissimo. Lavorare con le donne non è come giocare a calcetto. In quegli spogliatoi è tutto dolcissimo, erotico. Lavorare con le donne vuol dire ritrovarsi dialetticamente a far eccitare un uomo. Grazie Vero, ti voglio bene.
– Francesco Pacifico
Inspirational
di Matteo Falomi
Repubblica non resiste di fronte a una success story. Vogliamo sapere chi è il professionista di successo dietro la famiglia sterminata dal colpo di mortaio.