Sabato a Milano dovevamo fare la festa di Gua Sha per Bookpride, Ivan si è messo d’accordo con un posto dietro Porta Venezia e dalle dieci è iniziato ad arrivare qualcuno. Il lancio della festa millantava delle attività culturali, anche tra noi avevamo finto di voler organizzare delle attività culturali, ma avevamo il dovere di non fare niente, a me sembrava proprio squallido fare qualcosa, intrattenere. La pubblicità è tutta una truffa. Quanti soldi fatti in quanti modi nell’editoria. L’editoria con le sue incertezze e ipocrisie tira fuori il ladro che è in te. Ma io lo stesso sono venuto con un gua sha in tasca, e l’olio da spalmare in faccia prima, e anche una bottiglietta di alcol verde e un pacco di dischetti struccanti. La newsletter si chiama Gua Sha perché io mi faccio il gua sha. È una tavoletta con cui si può drenare il sistema linfatico dalla faccia. Te la passi sulla faccia andando dal centro verso uno dei due lati, in orizzontale, un giorno farò un video ma tanto non li aprite.
Volevo fare il gua sha alle persone. Non riuscivo a decidere dove: dentro faceva caldo, fuori freddissimo. E a un certo punto, parlando con Veronica, mi sono accorto e le ho detto che non l’avrei dovuto fare perché ora sentivo che non mi andava di farlo agli uomini e ciò voleva dire che era una cosa da non fare alle donne. Una cosa che non volevo fare agli uomini non potevo farla alle donne. Era fuori luogo. Ne abbiamo discusso. A lei pareva inappropriato che non mi andasse di farlo agli uomini in blocco, invece che a uomini specifici che non mi piacevano. A me pareva inappropriato farlo alle donne in generale. Abbiamo riflettuto come piace a noi, alzando la voce. Provavo tanto imbarazzo per aver detto qualcosa di istintivo sul gua sha.
Ma poi un vecchissimo amico a cui devo la vita ha urlato che voleva farsi fare il gua sha, perché lo avevano avvisato che c’era questa possibilità. Allora ci siamo seduti a un tavolino del marciapiede uno davanti all’altro, in mezzo alla calca, io ho disinfettato il gua sha con un dischetto imbevuto d’alcol e poi ho iniziato a fargli il massaggio linfodrenante sulla faccia ammorbidita dall’olio.
Si è eccitato. Voleva baciarmi.
Cosa vuol dire questa storia? Abbiamo ancora tutto da imparare. Parlare è difficile. Provare piacere è difficile. Ammettere di non capire è difficile. Dare più soldi alle donne è difficile. Lavorare è una truffa, è rubare soldi, e andare a caccia di soldi insieme a delle donne è difficile. È tutto difficilissimo. Lavorare con le donne non è come giocare a calcetto. In quegli spogliatoi è tutto dolcissimo, erotico. Lavorare con le donne vuol dire ritrovarsi dialetticamente a far eccitare un uomo. Grazie Vero, ti voglio bene.
– Francesco Pacifico
Inspirational
di Matteo Falomi
Repubblica non resiste di fronte a una success story. Vogliamo sapere chi è il professionista di successo dietro la famiglia sterminata dal colpo di mortaio.
Trading al femminile
di Veronica Raimo
Estate al femminile.
Pomeriggio al femminile.
Matinée al femminile.
Rinascimento al femminile.
Medioevo al femminile.
Autostima al femminile.
Leadership al femminile.
Investimenti al femminile.
Trading al femminile.
Marketing al femminile.
Guadagni al femminile.
Educazione finanziaria al femminile.
Comunicazione istituzionale al femminile.
Occidente transculturale al femminile.
Islam al femminile.
Cristianesimo al femminile.
Metafisica al femminile.
Miracolo al femminile.
Benessere al femminile.
Sofferenza al femminile.
Caffè scientifico al femminile.
Ritratti di montagne al femminile.
Bauhaus al femminile.
Elegia al femminile.
Ricette al femminile.
Maschile al femminile.
Girls Girls Girls!
Una rubrica a puntate sul MISTERO
di Sara Marzullo
Puntata 1. Propp & props!
Sulle rive del fiume non c’era niente.
Ce lo aspettavamo, ma. È così che vanno le ricerche.
Delle ragazze si scrive in continuazione. Delle ragazze perdute si scrive ancora di più – in entrambi i casi quasi mai bene. Vorrei usare questo spazio per mettere insieme tutte le cose che ho pensato negli anni su questo argomento, le incazzature, i cliché, le fantasie che queste figure sembrano ispirare grazie all’eterna giovinezza a cui sono condannate e a cui non possono mai rinunciare!
Bellissime e sciagurate! Stronze ma ferite! Fragili e sensibili! Disinibite ma tanto tanto tristi!
Vorrei che questo fosse una specie di lungo e storto saggio a puntate che parte da un punto e non so esattamente dove dovrebbe arrivare: a tracciare una fenomenologia delle ragazze? Forse no, del resto io sono una di loro… one of those girls…
Qualche settimana fa stavo leggendo Il castello di ghiaccio di Tarjei Vesaas, il romanzo dello scrittore norvegese che Iperborea ha ristampato a febbraio 2022. Unn, una ragazza senza genitori e senza amici, scompare all’improvviso all’interno di una piccola comunità sperduta in mezzo alle nevi. Di lei nessuno sa niente; solo Siss, una ragazzina popolare ma responsabile, ci ha mai parlato. Solita storia: chi racconta è tanto accorta, chi sparisce tanto distratta. Avevo scoperto il libro da Jessa Crispin, che lo citava come eccezione nella letteratura sulle ragazze. Il libro, diceva, è una “storia bella e intima di un incontro tra due giovani ragazze che diventano amiche. È sorprendente quanto sia raro leggere un libro scritto da un uomo che ha come argomento delle ragazze e che non ti schifi del tutto, leggere un uomo che le consideri non come rappresentazioni di qualche qualità femminile da denigrare, non come un qualche costrutto artificiale, non come un’alterità da usare per definire il suo equivalente superiore, cioè il ragazzo, ma come umano a sufficienza da poter essere usato per dire qualcosa sull'umanità”.
Per qualche stranissima coincidenza Francesca Gerosa di Iperborea me lo ha mandato, pensando che facesse proprio al caso mio. Verissimo, Francesca – tanto che ha mi ha ispirato questa rubrica. Di questo libro parlerò di nuovo più avanti, ma adesso via alle ragazze oscurate! Mai ritrovate! Sminuzzate!
Esiste una bibliografia invisibile e onnipresente sulle ragazze scomparse, una bibliografia che, ne sono sicura, più di una persona si è premurata di mettere insieme, fatta di libri, film, canzoni. Una biblioteca personale in cui vivono i fantasmi delle ragazze che non ce l’hanno fatta, che un tempo erano qui e poi sono sparite, puff, scomparse nel mondo, come se il passatempo preferito delle bambine-adolescenti-giovani (ma mai anziane!) fosse giocare a nascondino con il mondo (cioè gli uomini). Campionesse universali di non-sono-qui, così brave a nascondersi che alla fine di loro resta solo la domanda dove sono? che presto si trasforma in ma sono mai esistite?
La ragazza scomparsa sta lì sempre come funzione, in una specie di aggiornamento di Propp. All’eroe-antagonista-aiutante aggiungerei proprio lei, la DIMENTICATA, tranello, peripezia, risoluzione.
È lì perché spezzi il cuore al protagonista, o perché lui si metta a cercarla, dando vita a una detection novel, o perché la comunità si stringa intorno alla sua assenza e capisca che NIENTE ERA COME SEMBRAVA.
Di queste ragazze non si sa mai niente. Di queste ragazze resta qualcosa di imprecisato, una potenza inespressa.
Resta qualcosa, ma l’importante è che una volta che se ne sono andate non tornino più e che il loro spazio vitale, la loro assenza, sia sostituita da punti di domanda, messi lì proprio per bloccare qualsiasi tentativo di capire cosa fossero, chi fossero.
Un libro diventato molto popolare qualche anno fa si apriva con una ragazza sparita nel niente. Tutti la cercavano, tutta la storia girava in qualche modo intorno a lei, ma lei era poco più che una figurina – poverina, era una ragazza tanto strana.
In quei libri e in quei film le ragazze sono sempre tanto strane, ma in modo accettabile, tipo strane ma magre, o strane ma disinibite. C’è un mio amico che si innamora solo di ragazze che definisce pazze, ma per pazze intende molto bòne (ciao M!). Quando ne parliamo non problematizziamo mai la cosa, perché non problematizziamo mai cosa intenda per innamorarsi.
Adesso che ci penso sono DUE i libri diventati molto popolari qualche anno fa in cui il centro era questa ragazza di cartapesta un po’ discinta tutta conflitti pànc e flanella che a un certo punto sparisce nel niente! Un centro vuoto e molto grazioso… tutti si dispiacevano per loro, tutti le cercavano… gli uomini fortunatamente diventavano loro stessi in questo processo… che cari.
(Il libro a cui pensavo inizialmente era quello che più o meno esplicitamente si ispira alla santa patrona delle ragazze perdute, cioè Laura Palmer. Laura Palmer però ci ha infestato i sogni, era bellissima e deforme allo stesso tempo. Se pensiamo a lei, la pensiamo verde e avvolta in un telo di plastica, come un pesce, non una sirena).
PS per Sara: se ti piace per il tuo pezzo
di Ivan Carozzi
La stampa inglese sulla volta in cui Agatha Christie sparì per un paio di settimane…