Gua Sha

Share this post
Il quaderno del sole – Gua Sha n. 18
guasha.nightreview.it

Il quaderno del sole – Gua Sha n. 18

L’automazione è in regalo

Francesco Pacifico
,
Ivan Carozzi
,
Sofia Torre
, and
NightReview
May 12, 2022
1
Share this post
Il quaderno del sole – Gua Sha n. 18
guasha.nightreview.it

Ivan arriva a Napoli e guarda le cose, ricostruisce percorsi di artisti che gli stanno a cuore. Oggi mi è arrivato a casa un libro di una scrittrice che sperimenta con quel misto di memoir, romanzo, vita social. Il romanzo era fatto di paragrafi, come il pezzo di Ivan. Anch’io ho sempre più il bisogno di spezzettare la scrittura in paragrafi perché immagino lettori e lettrici che leggendo si distraggono con le notifiche del telefono e con tutto ciò che contiene e sento che dando paragrafi a chi legge permettiamo loro di fare l’esperienza di una lettura di qualcosa di finito. Un capitolo di quindici pagine sembra richiedere un detox perché lo si possa affrontare. È vero che arrivare al punto e poi a una riga di spazio bianco dà la sensazione di aver finito qualcosa. La gente in viaggio spesso ti dice: “e poi abbiamo fatto Città del Capo; e abbiamo fatto Johannesburg; e abbiamo fatto il Capo di Buona Speranza”. Sono come tanti paragrafi, cose chiuse, che uno sente di aver fatto. Lo sguardo di Ivan mi dà sempre l’idea di avere lo spazio per posarsi sulle cose e incamerarle. I miei occhi si posano su pagine sfogliate di libri ricevuti per posta e pensano a un’era in cui riuscivo a concentrarmi. Mentre scrivo questa introduzione, una persona in un’altra città mi costringe a chattare. Mi distraggo. Il ping del nuovo messaggio mi toglie da un paragrafo. Ma una volta concluso il paragrafo, può dare comunque l’impressione, a chi legge, di un’esperienza conchiusa, completa.

– Francesco Pacifico

Voglio abbonarmi a Gua Sha


Sofia Torre legge i giornali


Sofia Torre commenta, “la petite mort”.


Il quaderno del sole

Appunti da un viaggio a Napoli

di Ivan Carozzi


Il 16 aprile arrivo alla stazione Centrale di Napoli e mi dirigo verso il quartiere di Fuorigrotta.

***

Dormo all’hotel Esedra. La sala per la colazione è grande, alta e profonda come un palazzetto dello sport. Alla parete destra e alla parete sinistra campeggiano due enormi affreschi di Emilio Notte. Da una parte l’Italia prima del fascismo, dall’altra l’Italia ricreata dal fascismo.

***

Un maggiolone azzurro in via Giacomo Leopardi. Una valigia è legata al portapacchi. Pare una valigia molto vecchia, una valigia in fibrone che avrebbe potuto appartenere a mio nonno, non negli anni Novanta, quando era già molto anziano e andava in vacanza a Ischia, magari col trolley, intendo mio nonno da ragazzo, negli anni Quaranta, quello della foto in pantaloni corti con mia nonna, anche se in quel periodo, essendo povero e non avendo perciò la possibilità di viaggiare, probabilmente non ebbe mai una valigia. 

***

Per raggiungere il museo Hermann Nitsch devo farmi a piedi la salita Tarsia, poi girare a destra per vico Lungo Pontecorvo e scendere un centinaio di metri. Nell’ultimo tratto sembra di camminare per le viuzze di Monte Marcello, alle Cinque Terre. È un mattino quieto e pieno di sole. Incrocio lo sguardo di un gatto. Di fronte al museo c’è una sorpresa: una terrazza affacciata su Napoli. A sinistra vedo le case in mattoni di tufo e i vicoli color ferro del quartiere dell’Avvocata, sotto la balaustra il Cavone e in fondo il Vesuvio.

This post is for paid subscribers

Already a paid subscriber? Sign in
© 2023 Nightreview S.r.l.
Privacy ∙ Terms ∙ Collection notice
Start WritingGet the app
Substack is the home for great writing