Gua Sha

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Io comunque guardo solo il cane – Gua Sha n. 48
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Io comunque guardo solo il cane – Gua Sha n. 48

E a essere onesti il cane non smette di guardare me

veronica raimo
,
Ivan Carozzi
, and
NightReview
Dec 8, 2022
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Io comunque guardo solo il cane – Gua Sha n. 48
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In questo testo comico-erotico, che leggerete di seguito, Veronica Raimo a un certo punto scrive che “non me ne è mai fregato niente di sapere se esista una coscienza canina o roba del genere”. Una sentenza che mi ha suscitato un moto istintivo di approvazione. Leggendo il racconto, scoprirete del rapporto fatto di sguardi che s’instaura tra un cane e la protagonista, nell’interno di un appartamento romano, “a due passi dal Gianicolo”, mentre qualcos’altro sta accadendo proprio in quell’interno. Ma perché ho immediatamente simpatizzato con quella frase? Perché, crescendo, anzi ormai così cresciuto che dovrei dire invecchiando, mi accorgo di essere diventato una persona sempre più esigente e insofferente, in questo caso alle mode dell’industria editoriale, culturale, mediatica e festivaliera. Sono insofferente, oltre a tutti i libri e agli interventi radiofonici e televisivi sulla grande suggestione delle piante, su quanto sono buone, cooperative e intelligenti le piante, e su quanto è bella la vegetazione, specie se spontanea e indomita, e poi naturalmente insofferente ai libri sulle cuoche dimenticate, sulle pittrici umiliate, sulle astronaute coraggiose, sulle scienziate tenaci, sulle avanguardistiche compositrici di musica elettronica, e poi intollerante verso l’esplosione atomica editoriale riguardo tutto ciò che è queer, nel cinema, nelle arti visive, nella grafica, nella fotografia, e insofferente non da ultimo verso l’altra moda dei libri, appunto, sulla coscienza animale, e mi dichiaro insofferente a tutto questo perché sento, in un punto molto vivo della mia coscienza, che dietro queste ondate c’è un dito chiericale puntato contro l’essere umano in quanto tale, ritenuto inferiore e misero pezzo di merda, il che ci sta, figuriamoci, io per primo, ma voglio dire, da che pulpito, se questa silenziosa ma insistente accusa è mossa da altri esseri umani. È il “chierico progressista”, descritto all’inizio degli anni Settanta dal vate Pier Paolo Pasolini, che oggi spadroneggia nell’industria culturale. Al di là dello sfruttamento editoriale, di questo o quel tema, anche la coscienza animale è ovviamente un argomento di enorme interesse, affascinante, senza fondo. Ricordo che moltissimi anni fa, quando fumavo le canne e tornavo a casa di notte, mi capitava di trovare il gatto seduto in poltrona, come se mi stesse aspettando. Allora, cosa che non capitava mai in altre circostanze, io mi avvicinavo e mi mettevo a fissarlo con i miei occhi arrossati e allora lui ricambiava, immobile, con il suo sguardo di cristallo. Sembrava davvero cosciente. 

– Ivan Carozzi

Grazie Ivan dell'introduzione, non sono d'accordo con quello che dici e sarei ipocrita a dire che darei la mia vita affinché tu possa esprimerlo, come d'altra parte nemmeno Voltaire probabilmente l’avrebbe data, visto che non ha mai detto o scritto una frase del genere, ma insomma, anche se non sono disposta ad ammazzarmi, mi fa piacere che tu abbia le tue idee e io le mie e che possiamo serenamente restare in vita tutti e due e farci un bicchiere. 

– Veronica Raimo

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Guardo solo il cane

di Veronica Raimo


Io comunque guardo solo il cane. Non che lui non sia bravo, anzi, tutto il contrario direi: si muove bene, con estrema competenza, quasi avesse fatto un corso ad hoc. Soprattutto il modo di usare le mani ha qualcosa di così professionale che non sembra esperienza ma proprio tecnica applicata. Il che, non c’è dubbio, è piacevole, e forse dovrei aggiungere eccitante, visto che è di quello che stiamo parlando, e non dico di non essere eccitata, o quanto meno non posso provare il contrario perché tutto fila come dovrebbe, né capisco perché mai dovrebbe interessarmi provare il contrario visto che lui sta andando alla grande e anche io reagisco bene, la tecnica è a posto, quindi non c’è proprio niente che mi debba turbare, e infatti non sono turbata, è soltanto che non smetto di guardare il cane. E a essere onesti il cane non smette di guardare me.

Non sta guardando noi due, non è interessato a come funziona la faccenda fra gli esseri umani, ma guarda proprio me. Mi guarda negli occhi. Se ne sta lì a cuccia, come un cane, e mi fissa negli occhi. Non si muove, non fa niente, a parte fissarmi. Ci guardiamo ormai da più di quindici minuti se togliamo i preliminari in cui non ero ancora svestita, e non ero ancora sdraiata, e soprattutto non ancora girata con la testa dalla parte del cane. E mi chiedo perché non stia guardando lui piuttosto e, sono sicura, se lo chiede pure il cane, anche se non la smette di guardarmi, quindi se lo chiede e basta, ma non ci pensa proprio ad aiutarmi, il che sarebbe abbastanza semplice, tipo sgranchirsi le zampe e uscire dalla stanza.

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