Agglutinare consenso – Gua Sha n. 35
I giudizi etici ed estetici non sono proposizioni in quanto non possono essere verificati
Se possibile, non voglio intro.
– Francesco Pacifico
I giudizi etici ed estetici non sono proposizioni in quanto non possono essere verificati
di Francesco Pacifico
La tradizione del Quirinale di mediare tra politica e apparati.
Enrico Mentana.
I concerti sulla spiaggia.
Il voto utile.
Sapere il prezzo della benzina.
Il basilico.
Essere moralmente contrari a prendere in giro la vita della propria madre in una storia su Instagram.
Scrivere programmi televisivi; soprattutto preparare le interviste ai grandi personaggi dell’attualità.
Seguire le elezioni senza fare battute davanti alla televisione.
Seguire poco le elezioni, senza farci battute sopra.
Porsi il problema di come fare un giornalismo moderno che agglutini consenso intorno alla cosa più simile a un progetto illuminista si possa trovare, oppure soltanto all’idea in sé di un progetto illuminista, come se all’orizzonte se ne potesse sempre intravedere uno in arrivo, capace di aggregare tutti i consensi.
Sentirsi classe dirigente. Sentirsi parte di un grande gioco giocato da uomini responsabili pieni di preoccupazione per i settori della società a loro sottomessi.
Leggere libri sullo spionaggio senza avvertire dentro di sé nessuna tendenza complottista.
Essere felici di aver ricevuto notizie di prima mano su qualcosa di grande – televisione, industria, parlamento, polizia – e ripensarci ogni tanto con un senso di partecipazione, di complicità mentre cerchi parcheggio la sera prima di tornare a casa e cenare in famiglia.
Dare il giusto peso ai propositi di inizio anno. Né troppo né poco.
Tollerare la pochezza degli altri senza sentirsi superiori.
Guardare con meraviglia i macchinoni e altri prodigi dell’ingegneria.
Alzare gli occhi per guardare un caccia quando lo senti rombare nel cielo.
Dire ogni tanto a qualcuno (e senza abusare dell’espressione, perché mantenga la sua forza persuasiva): “sanno quello che fanno, lasciamoli lavorare”.
Conoscere qualche tipo di classifica, ma non a fondo. Orientarsi secondo alcune classifiche, ma senza analizzarle troppo. Usarle come criterio per muoversi in una selva di messaggi promozionali.
Il sentimento che nel fondo esista una profonda verità nei delitti di stato e nei casi non risolti di crimini politici.
Sentire la notte un occhio che vola sopra le strade e le guarda, aiutato dai lampioni. E la mano che ogni tanto, con saggezza, spegne i lampioni in alcuni quartieri, costringendoli a un purificante digiuno di luce.
Fare i conti in tasca agli altri ma sentendo un certo timor di dio nel farlo, e quindi limitando il giudizio, senza abbandonarsi sguaiatamente, senza credere di poter capire fino in fondo la situazione degli altri.
Un senso profondo delle ragioni per cui l’ometto effemminato che a messa si siede in fondo alla chiesa non viene chiamato frocio. Un senso profondo di quell’ordine che si coltiva non esagerando con le punizioni ma nemmeno con le concessioni.
Una certa bonomia, come se avessi sempre dei fili d’erba in bocca, ma lo ignori e pensi che sia il tuo alito a fare quel profumo di fresco.
L’impressione personale – assurda perché pare assolutamente personale – che una tangenziale, una sopraelevata, un tunnel sotterraneo siano dei fatti prodigiosi della civiltà, dei miracoli cui possiamo assistere quotidianamente, per giunta nei minuti più prosaici delle nostre vite.
In fondo sono tutte sensazioni. Una di queste è la sensazione che, durante il giorno di festa, dall’asfalto si levi una sorta di ronzio.
L’obbedienza ai riti collettivi (i mondiali, le tasse, la religione, i festival della canzone) alternata alla fantasia di vivere a Puerto Escondido.
Pensare con soddisfazione alla soddisfazione di chi “ce l’ha fatta” solo per essersi “fatto un gran culo”.
Lotterie varie.
Una macchina piena di bagagli e di persone.
All’aeroporto, battute sulle altre nazioni.
Il valore del denaro.
Tutto il resto sono solo bolle: esploderanno, non significano niente. Alla fine del mondo, alcuni intelligentissimi ragazzi ricchi un po’ di destra distribuiranno le punizioni. Non ci sarà nient’altro da aggiungere. Poi il creato sbiancherà lentamente e diventerà infine un cubo di marshmallow che rimarrà nel centro del vuoto ad aspettare che arrivi qualcuno a mangiarlo. Sentirà di suscitare nel vuoto un’enorme acquolina, ma dovrà ancora aspettare diversi eoni prima di sentire dei passi in avvicinamento, e a quel punto le allucinazioni l’avranno fatto impazzire e non saprà mai com’è andata a finire.