Ascoltare Olivia Rodrigo a 30 anni – Gua Sha n. 23
Nichilismo e romanticismo
Francesco: ragazzi scusate il covid mi ha un po’ atterrato non riesco a scrivere intro.
Ivan: mi sembra una buona intro. Ps: Mi ha fatto pensare il tuo pezzo Sara… io sono molto più grande di te ma altrettanto incatenato a quei 4/5 anni dell’adolescenza, nel senso che coltivo continue nostalgie, mediate da musica e film, che hanno a che fare con nichilismo ed estremismo, ma sempre con quel sapore romantico, assoluto, ecc.
Sinceramente non mi dispiace, perché l’adulto medio mi mette sempre tristezza.
Sara: non so, io ho pochissime nostalgie e mi sembra anche che l’età adulta sia un momento di complessità che mi interessa attraversare e vivere. Rispetto all’adulto medio forse hai ragione, ma per me è sempre l’assenza di momenti di passaggio, persino di riti di passaggio, che rende più medi che adulti sul lungo periodo.
ARRIVANO I COMPETITORS!
Ascoltare Olivia Rodrigo a 30 anni
di Sara Marzullo
Lo scorso novembre mi sono trovata ad ascoltare Olivia Rodrigo ogni giorno per un mese e non avevo neppure una relazione, non mi ero appena lasciata, nessuno era scappato con nessuno. Eppure, nonostante questo, niente mi ha impedito di identificarmi in tutti i singoli, di imparare che it took you two weeks / to go off and date her / Guess you didn't cheat / but you're still a traitor e cantarla con abbandono in quasi ogni momento della mia giornata. Hai capito? Due settimane, how you said you were friends? Now it sure as hell don't look like it! A’ stronzo!
Ain't it funny? / Remember I brought her up / And you told me I was paranoid canticchiavo guardandola sul palco, io che mi sono sempre chiesta se la mia cronica assenza di gelosia non sia forse un problema. C’è da dire che Sour, l’album di debutto di Olivia Rodrigo, è essenzialmente un ottimo album pop, la tipica cosa che a un certo punto ti sembra di sentire ovunque, perché effettivamente senti ovunque. Forse dovrei spiegare così la mia ossessione nei confronti di questo disco, col fatto che funziona, qualsiasi cosa voglia dire, quell’insieme di algoritmi, teoria musicale e consumi culturali spinti dall’industria dell’intrattenimento. Però c’è qualcosa che resta, che vorrei indagare, ed è l’ossessione per le ragazze giovani e tristi, per le relazioni dei liceali, che sembrano nutrire le donne della mia età, ancora più che le loro coetanee.
Perché a trent’anni mi dovrei sentire vicina a una ragazza di diciotto che canta del fatto che guida tra i sobborghi il giorno in cui ha preso la patente e piange disperata perché I know we weren't perfect / but I've never felt this way for no one? Oppure che So when you gonna tell her / That we did that, too? / She thinks it's special / But it's all reused?
Nessuna di queste situazioni ha niente a che fare con la mia vita, né quella di oggi né quella di quando avevo diciott’anni – eppure c’è una stranissima e banale forma di rassicurazione nell’ascoltare in loop il disco su una ragazza a cui viene spezzato il cuore.